- Attenzione contiene spoiler del film “Fortunata” di Castellito –
L’altra sera sono andata a vedere con un’amica “Fortunata”, l’ultimo film del regista Castellito, tratto dal libro della moglie Margareth Mazzantini.
Avevo sentito della vittoria a Cannes di Jasmine Trinca come migliore attrice protagonista ma, in barba ai consigli, ero mai andata vedere al cinema perché pensavo che fosse il solito film di Serge dove i protagonisti sono tutti disperati, vicini al suicidio. Insomma non avevo nessuna voglia di deprimermi.
Invece mi sono ricreduta.
1 ora e 50 minuti di vita che scorre velocemente senza mai annoiare.
La storia è quella di una donna\mamma\moglie (ex, o almeno ci prova) che cerca di sbancare il lunario e aprire un negozio di parrucchiere tutto suo. Le sue giornate scorrono velocemente tra i clienti (fa la parrucchiera a domicilio), la figlia, le lotte senza fine con l’ex marito, e Chicano il vicino di casa bipolare che deve prendersi cura della madre malata di alhzeimer e che ha il vizio del Lotto.
Tutto si svolge nel quartiere di TorPignattara, dove la realtà sembra avere un altro sapore: quello della spontaneità. Non c’è tempo per manierismi ed educazione. Tutto scorre rapidamente, forse perché se ci si ferma, si inizia a pensare a tutte le difficoltà che la vita riserva. E allora meglio non farlo, meglio andare come un treno senza guardare in faccia nessuno. (Uno dei punti centrali del film è quando viene chiesto a Fortunata: ma lei non si ferma mai?)
Eppure per una volta Fortunata si deve fermare, lo deve fare, è obbligata.
Lo deve fare per accompagnare la figlia dallo psicologo (è in corso una lotta senza fine con l’ex marito per avere la custodia della bambina di 10 anni).
E lì avviene una sorta di “miracolo”. Incontra uno psicologo che le regala momenti di assoluta felicità, come se fosse sospesa nel tempo e nello spazio. La vita sembra più facile, più bella o forse più normale. Di quella normalità borghese dove il problema principale è dove andare a cena.
Incrociando questo uomo, Fortunata incasella successi su successi. Riesce ad aprire il negozio (chiedendo un prestito alla cinese del quartiere), la figlia è felice, il lavoro va a gonfie vele. Tutto sembra andare per il verso giusto.
Ma come ogni buon film di Serge, arriva la tragedia. E lo spettatore se l’aspetta. Lo sa che questa felicità non può durare, che ci dovrà essere per forza un errore, una sorta di bug che spedirà la protagonista nel cerchio buio della sua quotidianità.
Durante una fuga di amore con lo psicologo a Genova, la figlia lasciata in custodia al vicino drogato e bipolare, cade da una scala e viene ricoverata in ospedale. L’ex marito ne approfitta per chiedere la custodia esclusiva della figlia e la ottiene.
E così crolla il mondo di Fortunata.
Dopo l’allontanamento dalla figlia, e non riuscendo a pagare gli interessi esorbitanti chiesti dalla cinese, deve consegnare il negozio nuovo di zecca alla strozzina, ritrovandosi così persa.
Nel frattempo, il vicino (interpretato da un ottimo Alessandro Borghi) decide di “liberare” la madre in preda a crisi di alzheimer, affogandola nel tevere. Per questo viene rinchiuso in carcere per matricidio. Solo l’aiuto dello psicologo, permetterà a Chicano di venir trasferito in un centro di rieducazione mentale.
Eppure proprio lo psicologo che sembra essere la persona più solida in quel gruppo di giovani disperati si rivelerà essere quella più instabile e farabutta, decidendo di giocare una schedina di Chicano prima che venisse trasferito in carcere.
Quella schedina si rivelerà vincente, ma nessuno mai lo saprà al di fuori dello psicologo che ben si guarderà di comunicarlo a Fortunata.
Il film si conclude però in modo positivo.
Fortunata riesce a riavere la figlia e guardando il mare si evince che la felicità non è vincere il superEnalotto, ma avere accanto una piccola creatura che ti dà la forza per andare avanti.
Il personaggio di Fortunata è un personaggio complesso che lotta con il passato. Un passato difficile che si è chiuso con la morte del padre tossicodipendente. All’età di 8 anni, Fortunata assiste all’annegamento del papà, stordito dalla droga e coscientemente deciderà di non salvarlo. Per anni nasconde a se stessa la verità e solo uno scontro violento con lo psicologo le farà tornare a galla questa dura verità.
Ma solo nell’affrontare con giudizio il passato, riuscirà finalmente a liberarsi e fare pace con esso.
Il personaggio di Chicano invece è un personaggio secondario che deve affrontare la malattia della madre, nonché il suo essere dipendente da psicofarmaci. Un ruolo ben costruito intorno allo sguardo penetrante di Borghi che cattura lo spettatore dai primi istanti.
Un’altra nota positiva del cast è dato da Stefano Accorsi che interpreta lo psicologo borghese che si rivelerà il più instabile di tutti. Una voce inconfondibile che trasuda calma e normalità, ma che nei fatti è solo mistificazione di un profondo malessere che spesso sfocia in crisi di rabbia e urla.
Concludendo, “Fortunata” è un film positivo malgrado la durezza dei personaggi.
Un film che consiglio, ma non per dirsi che si è fortunati perché cresciuti in modo borghese, ma perché la fortuna va cercata in ogni piccolo dettaglio della vita.
Enjoy.